Fabrizio Broccolini
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Salvatore Molettieri è ormai un nome molto noto nell'ambiente, ma la sua cantina conserva ancora la genuinità di una realtà familiare ed artigianale.
Abbiamo la fortuna di fare la visita con Don Salvatore in persona, che riesce a dedicarci due ore del suo tempo e ci racconta la sua vita e la grande passione per il vino che lo ha portato, dall'essere all'inizio un produttore di uve di qualità, vendute per tagliare grandi vini del Nord Italia, a diventare uno dei più rinomati produttori di Taurasi, che ha saputo valorizzare al meglio le sue vigne ben esposte, con alcune punte di eccellenza come la vigna Cinque Querce della sua più famosa etichetta.
L'attenzione alla vigna dunque, ma anche l'adozione di tecnologie per una vendemmia con una pigiatura/diraspatura delle uve molto gentile, senza stress meccanici o termici e la fermentazione e il primo affinamento in grandi silos di acciaio a temperatura controllata.
Forse l'ultimo passo ancora da compiere in questo percorso, è quello di riorganizzare gli spazi della cantina in modo da sfruttare la gravità per i travasi del mosto e del vino.
L'enologo è il figlio Giovanni, pertanto si è potuto emancipare dalla sudditanza nei confronti dei "soliti noti" guru dell'enologia che hanno sì fatto crescere i produttori della zona, ma stanno anche formattando e rendendo un po' impersonali tutti i vini prodotti nei dintorni. E poi l'affinamento nel legno, per la cui scelta Don Salvatore ha una cura maniacale, fino al punto di scegliere botti e barrique le cui doghe sono scansionate ad una ad una agli infrarossi (metodo NIR) per escludere la presenza di difetti nel legno, che possono trasmettere cattivi sapori al vino, e sono tostate con un sistema controllato digitalmente per garantire il livello di tostatura e il risultato aromatico del legno voluto. E come se non bastasse ha messo a punto un protocollo di rotazione dei vini nelle diverse tipologie di botti e barrique, durante i lunghi periodi di passaggio nel legno, per ottenere un risultato omogeneo per tutta la produzione dell'annata.
A questo punto la degustazione arriva quanto mai desiderata.
Iniziamo con un bianco, il Fiano di Avellino DOCG Apianum 2022. Un vino che alle caratteristiche tipiche del Fiano e il classico sentore di nocciola, aggiunge un'acidità importante e piacevole che è stato ottenuta, nonostante un'annata molto calda, grazie alla scelta, inconsueta da queste parti, di anticipare la vendemmia ai primi di settembre.
Poi passiamo ad un Irpinia DOC Rosato sempre 2022. La sorpresa è scoprire, che questo vino, di un bel colore buccia di cipolla, è ottenuto vinificando in bianco l'uva Aglianico, 'Vitis Hellenica' ai tempi dei romani, sottoponendo gli acini diraspati ad una soffice pigiatura e poi lasciando le bucce nel mosto per solo 9 ore, sufficienti per dare il colore rosato e i profumi e i sapori di frutta rossa, in particolare la ciliegia.
Quindi approdiamo al primo vino rosso, un Irpinia Aglianico DOC Ischa Piana 2019. Nonostante un importante affinamento in legno di 24 mesi, risulta fresco, con un colore giovane tendente al violaceo, profumi già evoluti con note floreali, erbacee, e una struttura importante.
Infine assaggiamo il Taurasi DOCG Renonno 2017, sempre a base Aglianico. Un vino con grado alcolico molto alto, 15 gradi, un bel colore rubino e tutta l'eleganza di un Taurasi, sentori di frutti di bosco maturi e note speziate. Tannini nobili che asciugano senza astringere. Già quasi un top di gamma.
Ma Don Salvatore prima di chiudere ci fa una sorpresa ed un graditissimo regalo, ci fa assaggiare anche il top di gamma, il Taurasi DOCG Vigna Cinque Querce 2014. Un vino un po' meno alcolico, solo14,5 gradi, con un periodo di maturazione di 54 mesi. L'uva è coltivata nella famosa Vigna Cinque Querce. Il risultato è un vino di grande struttura, colore rosso rubino carico, un ampio ventaglio di profumi, di frutta matura, di viola, note speziate di pepe e chiodi di garofano. Molto elegante al gusto, asciuga e riscalda il palato. Un vino quasi da meditazione.